Da tre mesi “Il Melograno” è gestito dall’Asp di Vignola: ospita 16 persone h24 Vi lavorano 20 operatrici. Franchini: «Così diamo un futuro ai nostri ragazzi»
Dal 1° aprile il Centro socio riabilitativo per disabili “Il Melograno” di Montese è passato dalla gestione comunale a quella dell’Asp (Azienda di servizi alla persona) di Vignola, nell’ambito delle disposizioni regionali sull’accreditamento. A tre mesi dal passaggio, ieri Marco Franchini, amministratore unico Asp, ne ha aperto le porte per fare il punto delle attività (assieme alla coordinatrice Maria Elena Baraccani e allo staff), evidenziando come la struttura stia diventando un fiore all’occhiello per l’Asp (di cui il Comune resta socio).
«È il nostro primo centro residenziale dedicato ai disabili – spiega – e va a costituire un tassello essenziale del nostro percorso per le autonomie, che affronta la grande domanda: quale cammino per questi ragazzi e giovani dopo le superiori? Oltre al centro diurno “I Portici” (che permette le prime attività lavorative dopo la scuola) e il laboratorio “cASPita” (che mette in contatto diretto con le aziende), adesso il nostro nuovo passo per le autonomie è nell’abitativo, grazie a questa bella struttura che è quasi un albergo di montagna per i nostri ragazzi».
Inaugurato nel 2005 al 1200 di via Righi, il centro sorge su cinque piani (due interrati, quello a terra per il soggiorno e i due superiori per le camere), e ospita h24 16 persone (dai 18 ai 65 anni) di tutto il distretto vignolese, più fino ad altri due ospiti nel periodo estivo (per dare sollievo alle famiglie) e quattro nel centro diurno. Grazie a 20 operatrici (15 oss e 5 educatrici) segue i ragazzi in mille attività quotidiane (laboratori di scrittura, musica, creazione di oggetti, ma anche palestra), che lasciano ampio spazio alla loro creatività «e alla voglia di esprimersi, che è la cosa più importante per loro» sottolinea Maria Elena. «E’ uno spazio di vita e libertà, in un contesto ambientale stupendo – rimarca Franchini – fatto per dare alle famiglie la possibilità di vedere un futuro per i propri figli, dopo di loro».
Fondamentale il filo diretto con la comunità montesina: la partecipazione ad eventi e iniziative, le visite nelle scuole, in piscina, ma anche viceversa l’apertura delle proprie porte: i famigliari possono fare visita in qualunque orario, e mangiare assieme ai congiunti. Dialogo in primis con la casa per anziani di fronte, con cui i ragazzi hanno dato vita anche a un gruppo di canto. «Mi piacerebbe fare un open day generale – rilancia Franchini – perché solo conoscendo queste realtà ci si rende conto di quanto sia importante quello che fanno. Vedere gli ospiti ritrovare giorno dopo giorno serenità e voglia di vita è una soddisfazione impagabile. Niente assistenzialismo, nessun atteggiamento pietistico: è solo creazione di un ambiente capace di rispondere ai bisogni di persone che hanno tantissimo da dare».